La “Fagiolina arsolana”, elemento primario nell’alimentazione degli arsolani almeno fino agli anni cinquanta, ancora oggi viene cucinata secondo modalità tradizionali.
Anticamente, i contadini mettevano la Fagiolina nella “Pigna” ripiena di acqua in mezzo alla brace del focolare per trovarla così pronta al ritorno serale dalla campagna.
Come tutti i legumi secchi anche la “Fagiolina” va tenuta “all’acqua” (ammollo) almeno dodici ore prima della cottura.
Il principale piatto preparato con la Fagiolina arsolana sono le “Ciciarchiole”, zuppa di Fagiolina arsolana e pasta tagliata a quadretti, ancora oggi apprezzata moltissimo durante la Sagra, quest’anno alla 58ma edizione.
Preparazione:
L’impasto è realizzato con farina di grano, acqua e qualche uovo per favorire l’amalgama; è steso a mano sulla spianatoia con diversi maneggiamenti fino a realizzare una sottile sfoglia che viene poi resa a strisce arrotolate e tagliate a quadrucci grandi. La pasta viene messa poi ad asciugare sopra un panno grezzo.
In un recipente si lessa la fagiolina portando a bollitura l’acqua e tenendola fino alla giusta cottura.
Si prepara, invece, a parte il sugo con pomodoro fresco, olio, coste di sedano, carote e ritagli di pancetta al quale poi si aggiunge la fagiolina già lessata e si lascia ancora cuocere l’insieme per qualche minuto.
Nella pentola ove sta bollendo l’acqua va versata la pasta a quadrucci (le Ciciarchiole, appunto) che va tenuta fino a che non riaffiorerà completamente.
A questo punto viene eliminata una parte dell’acqua di cottura della pasta e versato il sugo già preparato in giusta proporzione (la minestra deve risultare abbondante di Fagiolina – 30/40 grammi cruda a persona).
Dopo aver mescolato bene il tutto le “Ciciarchiole” sono pronte per essere servite calde come primo piatto.
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