Tra le tradizioni che hanno segnato la storia delle persone e delle terre abruzzesi la Transumanza è di certo una delle più antiche e rappresentative. Se ne distinguono varie tipologie tra cui la Transumanza Verticale o Alpeggio, che indica il trasferimento del bestiame verso pascoli in quota a primavera e la discesa in pianura in autunno, e la Transumanza vera e propria, che prevede il trasferimento anche per lunghe distanze verso pascoli situati in una differente regione.
Nei secoli si sono sviluppate delle vere e proprie reti con percorsi dedicati esclusivamente alla Transumanza come i caratteristici “tratturi”, lunghi cammini che collegano i vasti territori montani abruzzesi verso i pascoli pugliesi, lasciati liberi da coltivazioni per evitare il danneggiamento al passaggio degli armenti. Il più grande è il “Tratturo Magno”, lungo 244 Km, che scende dalle montagne dell’Abruzzo attraversando vallate, borghi e piccoli centri, fino ad arrivare nelle pianure di Foggia, nel Tavoliere delle Puglie.
I pastori transumanti percorrevano queste vie antiche a piedi, ognuno col suo gregge, e la sera mangiavano pan cotto e ricotta con tanto vino che scaldava la strada e il cuore lontano da casa. La pratica millenaria della pastorizia transumante ha condizionato l’aspetto del paesaggio e la struttura degli ecosistemi montani. I pascoli magri, ricchi di orchidee, sono oggi un habitat tutelato dall’Unione Europea la cui conservazione dipende in larga misura dalla prosecuzione di una pastorizia sostenibile. A questo scopo il Parco Nazionale d’Abruzzo ha avviato diverse iniziative a sostegno degli agricoltori e allevatori locali per il recupero di antiche varietà coltivate e della lavorazione della lana.
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