La transumanza, la tradizionale pratica pastorale di migrazione stagionale del bestiame lungo i tratturi e verso condizioni climatiche migliori, è stata iscritta, all’unanimità, nella Lista Rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, ha deciso il Comitato intergovernativo a Bogotà. L’Italia così acquisisce il primato di iscrizioni in ambito rurale e agroalimentare, superando Turchia e Belgio. E soddisfazione per la scelta dell’Unesco. Il parere favorevole espresso dai 24 Paesi durante il Comitato intergovernativo in corso a Bogotà, in Colombia riguarda molto da vicino tutta l’Italia. La tradizionale usanza interessa i comuni di Anzio Nettuno, Aprilia, Cisterna dove le popolazioni che praticavano la pastorizia, provenienti dai monti Simbruini e dal Frusinate, si sono poi stabilite in modo permanente in pianura e sul litorale. I pastori transumanti, come sottolinea il dossier di candidatura presentato dall’Italia insieme a Grecia e Austria all’Unesco, hanno una conoscenza approfondita dell’ambiente, dell’equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici: si tratta infatti di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti. Oggi la transumanza è praticata soprattutto tra Molise, Abruzzo e Puglia, Lazio, Campania, e al Nord tra Italia e Austria nell’Alto Adige, in Lombardia, Valle d’Aosta, Sardegna e Veneto.
Per ulteriori informazioni: www.inliberauscita.it
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